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Un recente studio indaga le interazioni fra Trichoderma spp. e altri microrganismi del suolo

Gli arboricoltori mostrano spesso scetticismo nei riguardi dell’uso di ceppi di Trichoderma spp. come agente di biocontrollo nei confronti di funghi fitopatogeni (in particolare degli agenti di decadimento del legno).

Dubbi ulteriori riguardano le possibili interazioni fra Trichoderma spp. ed altri microrganismi benefici quali i funghi micorrizici e i batteri simbionti (in particolar modo quelli appartenenti al genere Rhizobium). Il timore è che il Trichoderma spp. possa avere effetti negativi sui microrganismi benefici presenti nel suolo. Nell’ambito della sua tesi magistrale, il ricercatore Timo Vogel dell’Albert-Ludwig University di Friburgo, sotto la supervisione del prof. Francis Schwarze, ha condotto uno studio riuscendo ad osservare sperimentalmente l’assenza di competizione fra Trichoderma harzianum T720 e i funghi micorrizici che instaurano normalmente simbiosi con la farnia (Quercus robur) e con il tiglio (Tilia cordata), oltre che un effetto positivo sullo sviluppo dei rizobi radicali della robinia (Robinia pseudoacacia). L’esperimento concernente le micorrizze, ha visto l’inoculazione del substrato di coltura con il ceppo di Trichoderma harzianum T-720 prima della messa a dimora degli esemplari di farnia e tiglio, provvisti dei rispettivi funghi simbionti micorrizici. Al momento della messa a dimora, campioni di radice delle piante sono stati prelevati per determinare l’abbondanza delle micorrize presenti. Sono inoltre stati condotti dei test biomolecolari sia prima della messa a dimora che 19 settimane dopo il trapianto nel mezzo inocultato con T. harzianum T-720. Durante la crescita si sono inoltre monitorati mensilmente i principali caratteri biometrici delle piante. Dai dati raccolti risulta che la presenza di T. harzianum T-720 non ha influito negativamente sullo sviluppo dei funghi micorrizici, i quali presentavano uno sviluppo comparabile nelle piante trattate e nelle piante di controllo. Lo studio condotto sui rizobi ha visto la messa a dimora su substrato inoculato con T. harzianum T-720 di piante di robinia (Robinia pseudoacacia), dotate dei relativi batteri simbionti (Rhizobium leguminosarum). Anche in questo caso, le prove hanno dimostrato che non c’è un effetto negativo sullo sviluppo dei noduli radicali. Al contrario, le piante trapiantate su substrato con presenza di T. harzianum T-720 hanno mostrato lo sviluppo di noduli più abbondanti e di maggiori dimensioni rispetto al controllo.

Questo studio rappresenta un primo passo nell’indagine dei complessi meccanismi di interazione dei microrganismi del suolo e apre interessanti possibilità di ricerca e sviluppo relativamente alle potenzialità applicative di Trichoderma spp. come agente di biocontrollo, ma anche come componente della complessa rete di microrganismi benefici che garantiscono ai suoli di mantenersi fertili e vitali, esplicando una vasta gamma di servizi ecosistemici.

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